martedì 26 marzo 2019

Quel pasticciaccio brutto della direttiva europea sul copyright (guest post)

La UE colpisce ancora...
Ormai gli Stati (ed i Super-stati) diventano sempre più illiberali ad ogni livello: nell'economia, nell'informazione, nella sfera personale, nella sfera giudiziaria etc etc
Mi sa che tutto quel "verde" che vedete nella mappa mondiale
sta tendendo sempre di più prima al "giallo" e poi al "viola" ;-)
non solo in Europa ma anche negli USA, e non solo....
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Quel pasticciaccio brutto della direttiva europea sul copyright
da wired.it

Oggi scoglio finale alle plenaria del Parlamento Europeo: perché è un provvedimento difficile da attuare e che mette in pericolo non solo la libertà d’opinione ma anche il mercato digitale

Oggi il lungo e contestatissimo percorso della riforma europea sul diritto d’autore arriva al passaggio (quasi) conclusivo.
Si tratta delle nuove regole sul copyright – diciamo del nuovo approccio, visto che rimangono numerose eccezioni e discrezionalità in capo ai Paesi membri – che tanto ha fatto discutere e che proprio ieri ha condotto all’oscuramento per protesta dell’edizione italiana di Wikipedia dopo una simile mobilitazione sia passata che recente in altre versioni.

La plenaria di oggi potrebbe dunque approvare l’accordo trovato il mese scorso nel cosiddetto “trilogo”, il tavolo di confronto fra assise europea, Consiglio e Commissione.
L’ultimo passaggio è stato, alla fine del mese, l’approvazione del testo al Coreper, l’organismo che riunisce i rappresentanti permanenti dei 28 esecutivi.
Hanno votato contro solo cinque Paesi fra cui l’Italia.
Gli altri sono Olanda, Polonia, Lussemburgo e Finlandia.
Non si è dunque creata una minoranza di blocco.....................
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e così il provvedimento passa allo scoglio semidefinitivo del Parlamento a cui seguirà a quel punto la naturale approvazione in Consiglio europeo.
Il via libera in assise non è però scontato: già lo scorso luglio una prima bozza della riforma venne di fatto bocciata per essere poi approvata nel settembre successivo.
Vedremo gli sviluppi dell’ultimo minuto.

Un fatto, però, è certo. Per la laboriosità del percorso, per le pressioni ricevute dai parlamentari, per la complessità del settore e soprattutto per la fumosità in cui lascia i punti che pretende di affrontare e risolvere, la riforma avrebbe meritato di passare almeno in versione light, stralciando dalla bozza i famigerati articoli 11 e 13 che tuttavia ne costituiscono il cuore.

Oppure di essere direttamente rinviata in blocco alla prossima legislatura, per scardinarne i punti più indigesti senza l’ansia delle elezioni di fine maggio.
Il primo elemento è quello dell’articolo 11, cioè della cosiddetta “link tax” anche se ogni etichetta è, come sempre.................................

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