Io ve lo ripeto da secoli ...
- FallitaGlia è un inferno fiscale&burocratico che ormai impedisce la produzione di ricchezza
- l'evasione fiscale è sempre più solo un capro espiatorio pretestuoso visto che, almeno al nord, è a livelli medi europei e non è di certo più una delle priorità del Paese
- il mantra "se tutti pagassero le tasse, tutti pagheremmo meno tasse" è FALSO, perchè la lotta all'evasione ha fatto passi da gigante recuperando risorse importanti
ma allo stesso tempo la spesa pubblica ha continuato regolarmente a salire (anche solo per ragioni "demografiche da ospizio") mentre le tasse non sono mai scese in modo significativo
- superare un certo livello di tasse è controproducente + fa diminuire il gettito = in Italia in molti casi siamo sopra al 70% ovvero un livello che scoraggia chiunque dal lavorare/produrre ricchezza - non vi cito Laffer altrimenti in FallitaGlia mi arrivano minacce di morte ;-)
NON PERDERE IL MIO POST: Il problema dell'Evasione Fiscale ormai è Irrilevante: lo dice persino il Ministero del TesoroNon a caso ciclicamente viene fatto qualche CONDONO a sanare parzialmente le pene infernali subite in precedenza...ma il danno strutturale/diffuso ormai è fatto ed in buona parte non è emendabile.
Forse anche il governo che sta per formarsi..............
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infatti non si sottrarrà: del resto se spremi fino al soffocamento la parte produttiva, ogni tanto le devi lasciare un po' di ossigeno = i morti non pagano le tasse... ;-)
ma capite voi come sia qualcosa di veramente perverso e non virtuoso.
Ed anche poco efficiente perchè spesso si premia chi "ha fatto il furbo" rispetto a chi ha pagato regolarmente le tasse.
IL CONDONO SI AVVICINA, SIRI (LEGA) CONFERMA: «CI ASPETTIAMO 35 MILIARDI»
Allo stesso tempo l'unica cosa sensata di questa per tutto il resto "surreale" coalizione di governo che si sta formando, sarebbe la FLAT TAX al 15%...
ma da un lato mancano le coperture (FallitaGlia è mezza fallita da tempo ma tenuta in piedi da Draghi)
e dall'altra lo statalismo assistenzialista della maggioranza italopiteca sta già trasformando la flat tax in un pastrocchio inefficace e depotenziato.
Del resto nel "famigerato" contratto di governo m5s-lega le parole IMPRESA, IMPRENDITORE, PARTE PRODUTTIVA non compaiono praticamente MAI...
ma in compenso ci sono dosi INDUSTRIALI di STATALISMO
in un Paese che è già uno dei più STATALISTI al Mondo (con componenti feudali/corporative)
e che addirittura è talmente con il lavaggio del cervello da considerare il Declino italiano un problema di eccesso di neo-liberismo....ah ah ah! Scusate mi è scappata....
Non perdete questa analisi di COTTARELLI che ben spiega le nuovi dosi in arrivo di iper-statalismo-italopiteco
i cui fulgidi risultati sono qui sotto apprezzabili... ;-)
Va in scena il nuovo statalismo
E vabbè...
troppa gente "tiene famiglia" e campa di assistenzialismo statale
dunque se vuoi vincere le elezioni devi accontentare per forza questa maggioranza = #BUONAPROSECUZIONEDIDECLINO
Però finalmente anche altri iniziano a dire con forza quello che io vi anticipo da tempo.
Vi lascio a questa bella analisi de LINKIESTA,
anche se bella si fa per dire...visto che parla di INFERNO...fiscale...
Il fisco italiano è un inferno, ma si può sopravvivere (se sai come farlo)
Abbiamo un sistema molto complicato, con un gettito molto elevato, che finanzia servizi scadenti.
E per di più viviamo in uno stato di polizia fiscale.
Luciano Quarta: «È un sistema che vive di vita propria.
In caso di contestazione, tre volte su quattro hanno ragione i contribuenti»
«Quando pensiamo al sistema fiscale, così come quando pensiamo a un paio di occhiali, ci dovrebbe venire in mente che sia qualcosa di funzionale al benessere del genere umano.
E invece no: ci sono cose che si mettono a vivere di vita propria e sono funzionali solo a se stesse».
Luciano Quarta è avvocato amministrativista e tributarista con esperienza ultraventennale ed esperto di contenzioso tributario, nonché fondatore del CeSFI, il Centro Studi sulla Fiscalità Internazionale.
Soprattutto, però, è uno che il fisco cerca di capirlo davvero, nelle sue distorsioni ontologiche, così come tra le pieghe delle sue infinite contraddizioni, per aiutare il consumatore in quello che definisce senza troppi eufemismi «un inferno fiscale».
L’ha fatto, recentemente, con un libro intitolato “Difendersi dal fisco – Manuale di sopravvivenza ad uso e consumo del contribuente”, in edicola abbinato al quotidiano la Verità, che offre uno spaccato vivido del disastro fiscale italiano, ma che nel contempo offre al cittadino pagatore un po’ di armi per difendersi dallo «Stato di polizia fiscale» in cui vive: «Dal 730 al modello più oscuro - spiega Quarta a Linkiesta -, il fisco segue regole di struttura che col contribuente e col suo benessere non c’entrano nulla.
E che, a loro volta, creano un piccolo universo chiuso in cui ogni tanto viene sparata una piccola circolare interpretativa che arriva quasi a superare le leggi, per importanza.
Vive di vita propria, quindi, e viene usato, semplicemente, per risolvere le esigenze di cassa di questa entità astratta che chiamiamo Stato».
Non è una questione né astratta, né di poco conto.
Perché se lo scopo è questo, gli effetti sono quelli che abbiamo sotto gli occhi quotidianamente: «In materia di fisco - spiega ancora Quarta - il legislatore italiano ragiona per toppe.
Metti lì una toppa, mettila di là per rispondere alle esigenze di brevissimo termine del Paese.
C’è un bisogno di soldi? Inventiamoci un altra tassa.
C’è una categoria che rompe le scatole? Inventiamoci uno sgravio.
Un settore produttivo va a picco? Inventiamoci un bonus.
Secondo voi, qual è la ragione per cui paghiamo ancora la guerra in Abissinia nella benzina?».
A problema si aggiunge problema: «Ci ritroviamo in una situazione ai limiti dell’assurdo - attacca Quarta -: non c’è Paese che ramazza più denaro dal privato al pubblico di quanto non lo faccia lo Stato italiano.
Siamo nei primi sei in termini di gettito assoluto, tra i Paesi Ocse.
Il problema, però, è che ci contendiamo il primato con realtà che hanno servizi che ci scordiamo.
La Germania ha servizi di eccellenza: per avere una licenza a costruire ti basta un giorno, ad esempio.
Il problema è che in rapporto al Pil raccoglie molto meno di noi».
Ricapitoliamo: abbiamo un sistema molto complicato, con un gettito molto elevato, che finanzia servizi scadenti. Non male.
Non dovrebbe stupire, al netto di ogni giudizio morale sul tema, che in Italia vi sia un’alta propensione a evadere le tasse: «Talvolta, per famiglie e piccole imprese è l’unico modo per far quadrare i conti», spiega Quarta.
Tuttavia, se ciò accade, non è a causa delle maglie larghe dei controlli.
Dipendente com’è dai soldi dei suoi cittadini, lo Stato italiano ha ormai introdotto una serie di controlli «che l’unico modo di evadere le tasse è non esistere per il fisco».
Tanto più, continua Quarta, nel momento in cui sussiste il rischio di finire tra le maglie dell’ultimo girone dell’inferno, quello della giustizia tributaria «il cui quadro di incertezza normativa e la cui endemica lentezza complicano ulteriormente le cose».
Come sopravvivere, allora, se arriva una contestazione dell’amministrazione tributaria?
Quarta offre un sostegno più psicologico che pratico, nel suo libro: «Se arriva una contestazione? Bisogna contare fino a 10 e delegare la questione a un collaboratore fidato, innanzitutto - spiega - Gestire lo stress psicologico di una situazione del genere è fondamentale.
Soprattutto, però bisogna capire che anche quando sembra veramente brutta, non è detto che lo sia.
L’amministrazione tributaria va spesso sotto: se si calcolano tutti i contenziosi, alla fine il cittadino ha ragione tre volte su quattro».
Cita, a mo’ di esempio, la sentenza 6443 emessa dalla Sezione 40 della Commissione tributaria provinciale di Milano e depositata il 22 luglio 2016, quella secondo cui la showgirl Belen Rodriguez è riuscita a documentare che, come libera professionista e imprenditrice di sé stessa, gli abiti e i mobili utilizzati per arredare casa sua vengono riconosciuti come «strumenti» professionali, e quindi soggetti a detrazione (cosa che le era stata contestata dall’Agenzia delle Entrate):
«Il caso di Belen è la prova che di fronte al fisco cattivo ci lasciamo sopraffare senza lucidità», spiega Quarta.
Che ha anche ricette per fare dell’inferno fiscale italiano un posto un po’ più sopportabile: «La fine di Equitalia non serve a nulla. Nemmeno le azioni di polizia anti-evasione tipo Cortina sono irrilevanti, niente più che boutade coreografiche.
Così come lo sono proposte elettorali balzane come la flat tax: semplicemente, si passa da un esigenza di fare cassa a quella di fare voti.
L’interesse dei cittadini non è mai nel radar di chi parla di fisco».
Difficile dargli torto.
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