prima o poi lo farò anche io un post sulla PATRIMONIALE...
spiegandovi le varie implicazioni di un possibile SALASSO da 400 miliardi in stile Barca che si confessa al finto Vendola alla Zanzara (per fortuna che poi ha rifiutato di fare il ministro dell'economia...)
od in stile Profumo...Modiano...Passera...Savona...Camusso
etc etc etc
E vi posso assicurare che le conseguenze di un eventuale SALASSO di tale portata
colpirebbero pesantemente anche la generazione 5000 euro sul c/c tantoamechemmenefotte che non c'ho una lira...
Nel frattempo vi lascio a tre articoli DA LEGGERE
in merito a sta benedetta Patrimoniale Straordinaria che ci pende sempre più sul capo come la Spada di Damocle...
Ed ho detto "straordinaria"...
perchè di mini-patrimoniali continuative, se non ve ne foste accorti, ne abbiamo già a pacchi...
tipo la ramazzata dell'imposta di bollo sul dossier titoli salita al 2 per mille, oppure la cara cara IMU e tanti tanti altri balzelli vari ed assortiti...
Ecco qui e fatevi una cultura (si fa per dire...)
Dal Blog Finanza&Lambrusco
Grazie
alla telefonate del falso Nichi Vendola all’ex ministro Barca, abbiamo
saputo diverse cose, che dietro Renzi si agita come sempre l’ombra della
tessera numero uno del PD, Carlo De Benedetti, che, come Berlusconi
cura i suoi affari, senza metterci la faccia, ma soprattutto è riemerso
il tormentone della patrimoniale, sostenuta oltre che dal solito De
Benedetti, dalla Camusso e dai ricchi sponsor di Renzi, come i banchieri
Profumo e Modiano o il finanziere Cayman, Davide Serra.
Ora se le ragioni della Cgil sono
comprensibili, l’idea è di vivere tutti meglio fin che si può, per
vivere poi tutti come si può, lo slancio dei ricchi si può spiegare in
due modi: avendo molto danaro se ne fregano, oppure il loro danaro, come
molte loro società, ha sede all’estero.
Per chiarezza la patrimoniale
del due per mille esiste già, si dirà: è poca cosa, ma è una tassa
ulteriore su patrimoni già tassati all’atto della loro formazione.
La
patrimoniale è come un aumento di capitale per un’ azienda indebitata, è
efficace solo se i conti sono in pareggio, allora serve per abbattere
il debito, ma lo Stato italiano è ancora in perdita e sarebbe etico,
oltre che contabilmente corretto, che prima di imporre nuove tasse,
mettesse in ordine i suoi conti e soprattutto i suoi sprechi.................................
.
.
Per avere effetto sul debito italiano, i
patrimoni andrebbero tassati almeno del 6%, ciò porterebbe il rapporto
debito-pil al 100%, dall’attuale 130%, ma se si escludono gli immobili
già molto tassati, il prelievo dovrebbe essere del 10%, per esempio
100.000 euro su un milione.
Come si vede, un gigantesco salasso di
ricchezza, che innescherebbe occultamento e fuga dei capitale, nonché un
colossale impoverimento, perché se chi ha un milione ne risente, chi
possiede 100.000 euro e ne deve pagare 10.000, ne risente ancora di più.
Soprattutto ora che quel denaro fa da ammortizzatore sociale a chi
perde il lavoro o non lo trova.
Le famiglie sono le vere banche!
Per non
parlare del grande esercito del lavoro autonomo, che non ha altra
tutela dei propri risparmi.
Diverso il caso dell’aumento delle tasse
sulle rendite finanziarie oggi al 20%, ma per avere effetto
occorrerebbe aumentare la tassa, oggi al 12,5%, sui titoli di Stato,
però in quel caso sarebbe una partita di giro, l’aumento delle tasse
sarebbe compensato dall’aumento delle cedole.
Torniamo al punto: uno
Stato ladro, sprecone e corrotto non ha titoli morali, né contabili per
mettere una patrimoniale.
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Dal Blog Phastidio
Il Piano P ed il segreto di Pulcinella
Tuesday, 18 February, 2014
Ha suscitato scalpore l’affermazione di Fabrizio Barca, proferita durante lo scambio telefonico con un finto Nichi Vendola prezzolato dalla Zanzara, sulla “patrimoniale da 400 miliardi“, così come nei giorni scorsi era accaduto con l’emersione del “programma” 2011 di Corrado Passera per un improbabile “piano di crescita sostenibile per l’Italia”, con un prelievo patrimoniale straordinario di 85 miliardi. Stupore piuttosto naïf, invero.
Eppure, è tutto così terribilmente banale.
Quando un paese smette di crescere, il suo rapporto di indebitamento, soprattutto se già elevato, finisce col diventare rapidamente insostenibile (ricordate la regoletta?).
Motivo per cui occorre pensare a manovre di finanza pubblica straordinaria per abbatterlo.
Tutto qui.
La battuta di Barca sui 400 miliardi si riferisce a circa il 20% dello stock del nostro debito pubblico.
Anche altre elaborazioni, come il tentativo (in atto da tempo) di Paolo Savona di mettersi il cappellino di financial engineer in chief, con proposte che evolvono col passare del tempo, ed ora vengono pure ibridate con altre levate d’ingegno partorite in tribuna d’onore dello stadio Franchi di Firenze, hanno la stessa “logica”.
Persino Grillo va nella stessa direzione, col suo piano per un default accelerato che salvi gli italiani “dalle banche tedesche e spagnole” tagliando loro le gonadi. A Roma e dintorni questa cosa la sanno tutti, dai grandi strateghi ai leaderini sino ai peones.
Il fatto che ora il povero Passera tenti pateticamente di rifarsi una verginità, a pochi giorni dalla presentazione del suo “movimento”, parlando di una sorta di opportunità che oggi non è più tale, non cambia di una virgola i termini della questione.
In caso la situazione precipiti, per gli italiani è pronto un bel corralito sui risparmi.
Il problema è la distribuzione del possesso di titoli di stato.
Quelli in mano a non residenti non possono subire un haircut, per evidenti motivi.
Lo stesso dicasi per quelli in mano al sistema bancario nazionale perché, se ciò accadesse, molti istituti dovrebbero essere nazionalizzati un minuto dopo.
Allo stesso modo, il possesso diretto di titoli di stato da parte delle famiglie è piuttosto esiguo. Resterebbero, quindi, le posizioni contenute nei fondi comuni d’investimento e nei fondi pensione.
Non sarebbe comunque una passeggiata di salute.
Per questo motivo, in assenza di stabilizzazione ed inversione di tendenza del rapporto debito-Pil, restano da percorrere un paio di strade:
finte privatizzazioni (ma effettive cessioni di potere monopolistico, come nel caso di Poste Italiane), ed aumento dell’imposizione sui risparmi.
Per il momento questa è la strada prescelta, che è anche quella meno traumatica, in senso relativo.
Ma se la situazione precipitasse, non resterebbero alternative ad amputazioni patrimoniali dirette.
Tutto ciò premesso, avremmo un solo auspicio e desiderio.
Che durante i talk politici televisivi la si piantasse, una volta per tutte, con domande da tontoloni de sinistra all’ospite di turno del tipo: “ma lei quindi sarebbe favorevole ad una patrimoniale straordinaria?”, a fini di tassonomia progressista dell’ospite medesimo.
Il motivo è presto detto: ogni progressista di sdegno vibrante dovrebbe ficcarsi nella scatoletta cranica che la patrimoniale terminologicamente pornografica (“a botta secca”) non servirebbe a pagare improbabili redditi di cittadinanza ed altre fiabe di welfare, ma solo a ridurre lo stock di debito.
Che dite, riuscite ad afferrare il concetto, una buona volta?
Provateci, almeno.
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E dal Blog Vincitori&Vinti
Qualche settimana fa, Jens Weidmann,
capo della Bundesbank, ha dichiarato che: "una tassa sui capitali corrisponderebbe al principio della
responsabilità nazionale, in base al quale i contribuenti sono responsabili
delle obbligazioni del proprio Paese prima che venga richiesta la solidarietà
internazionale". Fonte
Come ci
riporta l'ottimo sito VOCI DALL'ESTERO, la stessa Bundesbak, nel mese di
gennaio, nel suo consueto Montly Report offrì un quadro molto dettagliato
(e inquietante) sulla proposta di una patrimoniale da applicarsi nei paesi
periferici per ridurre il debito pubblico, dato il loro elevato livello di
ricchezza privata. Nel report non mancano i suggerimenti su come far passare al
meglio questa pericolosa misura, presentandola come una redistribuzione di
ricchezza interna, e sulla rapidità necessaria per il successo
dell'operazione. QUI, grazie all'impagabile lavoro di VOCI
DALL'ESTERO, potete trovare la traduzione di un estratto del Montly Report
della Bundesnak
Personalmente,
trovo che l'idea di Weidmann abbia del paradossale. Soprattutto se si considera
che questo appello è rivolto ad un paese sovrano (si fa per dire), l'Italia, che, nonostante la
crisi, si è dissanguato per finanziare i salvataggi degli altri paesi (banche
comprese) assumendo garanzie e concedendo aiuti finanziari per oltre 55
miliardi di euro. Si, avete capito bene: 55 miliardi di euro. Mentre voi fate
la colletta per comprare la carta igienica per la scuola dei vostri figli.
Qualsiasi governo, degno di chiamarsi tale, si sarebbe risentito
fortemente per
le parole espresse da Weidmann. Ma si sa, a proposito dei nostri
governanti, non è che ci sia granché da aggiungere. Andiamo oltre.
Qualche tempo prima
era stata la volta del Fondo Monetario Internazionale che, nel
consueto Fiscal Monitor rilanciò l'ipotesi di un prelievo
straordinario del 10% sul patrimonio delle famiglie. Insomma, non
un'istituzione qualunque.
Scrive il Fmi, a pagina 49 del FM, "il netto deterioramento delle finanze pubbliche in molti Paesi ha riacceso l'interesse verso un "prelievo di capitale" - una tassa una tantum- sulla ricchezza privata, come misura eccezionale per ripristinare la sostenibilità del debito". Ovviamente, dopo qualche giorno, il FMI, resosi conto della cazzata scritta, aggiustò il tiro. Ma il senso angosciante di quanto proposto rimane comunque scolpito sulla pietra. Fonte
Scrive il Fmi, a pagina 49 del FM, "il netto deterioramento delle finanze pubbliche in molti Paesi ha riacceso l'interesse verso un "prelievo di capitale" - una tassa una tantum- sulla ricchezza privata, come misura eccezionale per ripristinare la sostenibilità del debito". Ovviamente, dopo qualche giorno, il FMI, resosi conto della cazzata scritta, aggiustò il tiro. Ma il senso angosciante di quanto proposto rimane comunque scolpito sulla pietra. Fonte
Ritornando ai tedeschi (qui la
lista è lunga assai), nell'aprile dello scorso anno, all'indomani del
prelievo forzoso sui conti correnti Ciprioti, Schaeubble commentava così la
pratica utilizzata a Cipro: "Cipro
dovrebbe essere ''un modello'' per futuri salvataggi nell'eurozona e sarebbe
necessario che i correntisti contribuiscano quando c'e' da salvare una
banca". Fonte
E anche in questo caso,
sappiamo come è andata a finire la questione: il meccanismo di risoluzione
delle crisi bancarie che sta prendendo corpo nell'eurozona, seppur con
differenti peculiarità e distinzioni, in buona sostanza, replica i principi posti in essere a Cipro.
Rimanendo nel contesto
dell'eurozona, la scorsa settimana, sul rito della Reuters è apparsa la
notizia secondo la quale l'Unione Europea starebbe studiando i criteri e i
veicoli giuridici idonei a "mobilitare" i risparmi di 500 milioni di
cittadini europei per finanziare investimenti a lungo termine e rilanciare
l'economia dal vuoto lasciato dal sistema bancario dopo la crisi finanziaria. Fonte
Se si tratterà di un prestito forzoso e di qualche altra forma di finanziamento
su base volontaria, al momento, non è dato saperlo. Ma fidarsi della
nomenclatura politica europea appare impresa assai ardua, visto lo sfascio che
hanno prodotto in mezzo continente.
Abbandonando il fronte estero,
concentrandosi su quello domestico, la lista dei personaggi del mondo politico
ed economico è davvero sterminata. Così come lo sono anche le proposte, più o
meno fattibili, avanzate dagli illustri propositori. Ci limitiamo a segnalare
le più significative e degne di nota.
Qualche giorno indietro è emerso che
l'ex Ministro Corrado Passera, ancor prima che diventasse ministro, nel
retrobottega della banca di cui era numero uno, elaborò un piano di rilancio
per l'Italia. Il piano, tra le altre cose, prevedeva un'imposta patrimoniale
del 2% sulla ricchezza finanziaria e immobiliare degli italiani (escluse le
prime case). Gettito stimato: 85 miliardi di euro, da pagare in 3 anni. Fonte
Da segnalare che, la
patrimoniale evocata da Passera, si proponeva -di concerto con altre misure-
l'abbattimento del debito pubblico, confinandolo sotto al 100% del Pil. Peccato
che, nel frattempo (dal 2011), il debito sia aumentato di qualcosa come
200 miliardi di euro. Per dirla prosaicamente, una misura del genere, sarebbe
equivalsa a buttare i soldi nel cesso.
Rimanendo nel mondo bancario, non
deve affatto sorprendere se il numero uno di Unicredit, Ghizzoni, già un anno
fa, all'indomani della "soluzione" cipriota, si era espresso favorevolmente alla
confisca dei risparmi per salvare le banche. Fonte.
D'altra parte, è ormai noto lo stato di difficoltà di un buon numero di banche italiane, e non solo. Quindi, quale idea migliore che quella di espropriare i risparmi, compensando debiti con crediti?
D'altra parte, è ormai noto lo stato di difficoltà di un buon numero di banche italiane, e non solo. Quindi, quale idea migliore che quella di espropriare i risparmi, compensando debiti con crediti?
Lo scorso dicembre, Nomisma
(istituto di ricerca molto vicino a Romano Prodi, essendone stato il
fondatore), ipotizzò l'introduzione di una imposta patrimoniale del 10%
sulla ricchezza finanziaria del 10% delle famiglie più ricche che, secondo
l'istituto, deterrebbero una ricchezza finanziaria di circa 1130 miliardi di
euro. Gettito stimato: 113 miliardi di euro, da corrispondere allo stato in
quattro rate, dal 2014 al 2017. Fonte. Peccato che i numeri proposti
dall'Istituto si scontrino con l'amara realtà, non fatalmente assai diversa da
quella che si crede. E qui lo spettro è che un eventuale imposta patrimoniale
sarebbe pagata anche dai piccoli risparmiatori.
La patrimoniale la vorrebbe anche l'ex Ministro Barca, che, nella telefonata con un finto Vendola di qualche giorno fa che sta facendo il giro della rete, ha affermato che la vorrebbe da 400 miliardi di euro. Noccioline, insomma. Fonte
Della stessa cifra l'avrebbe
voluta anche Alessandro Profumo nel 2011 che, in un intervista rilasciata a
quell'epoca al Corriere della Sera, ipotizzò una soluzione di questo genere. Fonte
Poi arriviamo a un vero
e proprio esercito di personaggi che, a vario titolo, nelle forme e nei modi
più fantasiosi, si dicono favorevoli all'introduzione di una simile
imposta e sono (cliccando sopra i rispettivi nomi potete trovare la relativa
fonte):
la Camusso, Bersani, Fassina, Vendola, Renzi, Cuperlo, Modiano, Monorchio, Bonanni, Angeletti, Civati, D'Alema, Saccomanni, Bindi, Scaroni, Guerra e Serra.
Chiaramente, oltre a questi, c'è una lista assai nutrita di altri
personaggi minori: politici, economisti (o sedicenti tali) e altre
personalità. Ma credo che, per non dormire sonni tranquilli, sia già
sufficientemente ampio il materiale proposto.
Da osservare che gli
illustri personaggi sopra elencati (o buona parte di essi) con i rispettivi staff, segreterie e portaborse, sono
tutti fortemente (e naturalmente) orientati ad esercitare influenze sul prossimo Governo Renzi. Che possano esercitare
qualche pressione in proposito? Non lo sappiamo. Ma se è vero che pensare male
si commette peccato tante volte ci si azzecca.
Quindi, concludendo, la faranno una patrimoniale? Non lo sappiamo e, cautelativamente, non
possiamo di certo escluderlo. Credo che gli elementi ci siano tutti, o quasi.
Anche in termini di sostenibilità delle finanze pubbliche, assai meno
sostenibili di quanto lo fossero nel 2011.
Se qualcosa non dovesse andare per il verso giusto nel prossimo futuro
(minor crescita economica, fallimento di qualche banca medio grande ecc.
ecc.) la possibilità che si giunga ad una
soluzione di questo genere appare inevitabile, con tutto ciò che ne
conseguirebbe.
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