Non c'è una sola Cina ma ce ne sono (almeno) due...
Una è la Cina "ufficiale" sotto il ferreo controllo dello Stato.
L'altra è la Cina "in nero", la Cina "ombra" che consiste in tutto quello che sfugge al controllo dello Stato...
Questa seconda Cina è probabilmente quella più "vera", quella che sta man mano emergendo come la Cina dominante e le sue dimensioni stanno crescendo.
Quanto a lungo queste due "Cine" potranno convivere insieme?
Quanto l'una sta danneggiando l'altra in questa sempre più assurda commistione di comunismo e di capitalismo?
Difficile a dirsi.
Non so a voi...ma a me questa Cina "in nero" che tenta di sfuggire ad uno Stato opprimente, totalitario, inefficiente e corrotto mi ricorda qualcosa....:-)
Cina, Fitch: se la situazione non cambia esploderà una bolla senza precedenti
A raccogliere le dichiarazioni di Charlene Chu, direttore dell’agenzia di rating Fitch a Pechino è il Telegraph, quotato quotidiano britannico che oggi mette a nudo la situazione cinese, mostrando un quadro non certo idilliaco.
"La crescita drogata dalle attività di credito non reggerà e il problema di una sovracapacità strutturale potrebbe provocare una deflazione alla giapponese"Questo il riassunto di quanto affermato dall’analista nel corso dell’intervista rilasciata al giornale inglese nella quale ha evidenziato tutta la preoccupazione derivante dal “sistema cinese”.
Un credito che ha raggiunto livelli estremi, incredibili per la storia moderna; fondi speculativi e veicoli d’investimento non strutturati che formano ormai una vera e propria rete di intermediatori finanziari alternativa. ......
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Il Governo non è assolutamente in grado di controllare la situazione.
Il sistema bancario“Non esiste la benchè minima trasparenza nel sistema bancario collaterale del paese, il rischio sistemico continua a crescere di giorno in giorno. Non abbiamo idea di chi siano i creditori o i debitori, né di quale sia la qualità degli asset e questo indebolisce la possibilità di effettuare controlli.”.Sottolinea la Chu. Un sistema bancario ombra totalmente fuori controllo quindi, che non permette di capire la reale gravità della crisi.
Secondo quanto riportato dall’analista, i prestiti a rischio pignoramento delle banche rappresentano solo l’1%, ma in realtà la situazione sarebbe totalmente diversa.
I fondi pensione, sia offshore che speculativi, e altri veicoli di investimento del tutto irregolari costituirebbero più della metà del nuovo credito.
“Ciò vuol dire che la maggior parte dell’ esposizione all’immobiliare delle banche è non è messa a registro come mutui o prestiti immobiliari”,continua Charlene Chu.
Possibile default?Le autorità cinese sono in allarme.
La crescita esponenziale dei prestiti “trust” comincia a diventare così preoccupante da far temere un reale rischio default.
E i cosiddetti “trust loans” non sono messi meglio. Da gennaio 2012 a gennaio 2013 l’aumento è stato di ben 264 miliardi di yuan (42 miliardi di euro). In percentuale: un rialzo del 679%.
Spettro Lehman BrothersI ricordi del 2008 non sono ancora stati cancellati dalle nostre menti.
L’insegnamento che è derivato dal crollo di una delle banche più importanti del mondo che ha rischiato di mettere in ginocchio l’intero sistema statunitense, oltre a lasciarci il proposito di evitare il fallimento di istituti troppo grandi, seguendo il famoso precetto “too big to fail”, ci ha iniettato dentro anche una paura: se è successo ad una banca come la Lehman, può succedere a tutti.
A Quingdao, Ordos, Jilin e non solo, il cosiddetto sistema bancario ombra (che ricordiamo vale più di 1.400 miliardi di dollari) ha già cominciato a scricchiolare.
Ma il timore non riguarda solo il verificarsi di un possibile “effetto Lehman”, ma anche il manifestarsi di uno scenario deflattivo in perfetto stile giapponese.
Come evidenzia il Telegraph, le attività di credito sono salite da 9mila miliardi di dollari a 23mila miliardi dalla crisi dei mutui subprime:
“In soli cinque anni hanno replicato per intero il sistema bancario commerciale Usa",Insomma, Fitch comincia a temere la Cina. La bolla potrebbe scoppiare a breve.
aggiunge Charlene Chu.
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Cina: asta flop dei titoli di stato. Rendimenti in forte crescita
Sulla Cina continuano ad arrivare segnali di scarsa fiducia dagli investitori, che iniziano ad essere preoccupati per un eventuale brusco rallentamento dell’economia con ripercussioni anche sul mercato finanziario domestico.
Basta osservare ciò che è successo nell’ultima asta di titoli di stato promossa dal Tesoro cinese. Erano stati offerti alle banche bond governativi a 9 mesi, ma l’asta è stata un vero flop.
Il Tesoro cinese è riuscito a piazzare appena 9,53 miliardi di yuan in titoli di stato a breve termine, rispetto a una previsione iniziale di 15 miliardi di yuan.
In forte crescita sono risultati i rendimenti: 3,76% rispetto al 3,14% stimato dagli analisti. Gli investitori temono conseguenze negative a seguito delle stretta del mercato interbancario attualmente in corso.
L’obbligo di rispettare i vincoli sul patrimonio, imposti dalle autorità monetarie cinesi, ha spinto molte banche cinesi a trattenere la liquidità in cassa.
Il tasso medio del finanziamento interbancario è balzato fino al 6,87%, ma due settimane fa era al 4,8%. La motivazione viene ricondotta ai forti prelevamenti della clientela, in vista dei tre giorni di festività in programma questa settimana.
La scarsa liquidità sul mercato interbancario inizia a preoccupare e di recente anche Agricultural Bank of China ha avuto problemi: lo scorso 6 giugno il colosso bancario cinese è riuscito a collocare solo poco più della metà dei 20 miliardi di yuan in corporate bond che aveva intenzione di vendere sul mercato.
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