da non perdere l'interessante punto di vista dell'amico Gaolin.
Dobbiamo prepararci alla fine dell’Euro?
I dibattiti sugli slogan “Salva ITALIA”, “Cresci ITALIA” ormai
si sprecano.
Ne vengono fuori di tutti i colori. I giudizi a favore o
meno della politica che sta portando avanti questo governo, in concerto o
meno al resto dei paesi Europei e dell’occidente trova appoggi,
condizionamenti, opposizioni di ogni sorta che ormai si rischia di dire
cose già dette, ridette e da ridire.
Fra quelle dette poco e che invece sono
da ridire sempre più spesso, vi è quella che mi pare la più osteggiata
dalla maggioranza dei governi europei, perchè ritenuta pericolosa più di
ogni altra e èper il momento assolutamente da evitare.
Parlo della fine dell’EURO così com’è oggi............
Qui è il caso di ricordare un po’ di storia.
Quando,
oltre 12 anni fa, apparve chiaro che c’era una volontà forte, ovvero
dei poteri forti, di portare a compimento quest’idea di accumunare sotto
un’unica moneta tutti i paesi europei, quasi tutti fummo presi da una sorta di euforia,
che finì per sopire ogni discorso critico, ogni vero dibattito utile a
capire se facevamo una cosa giusta nell’interesse di tutta la comunità
che si voleva formare, oppure se era il caso di capire meglio i pericoli
a cui tutti i paesi andavano incontro.
Si creò una sorta di pensiero unico e il dibattito in pratica non ci fu.
Ricordo che pochissimi, fra cui spiccava il senatore Antonio Martino,
si batterono fino alla fine per evitarci questa sciagura che oggi stiamo
ahimè vivendo. Fu lasciato parlare un po’, per far vedere che, come in
ogni buona democrazia, anche chi si oppone ha diritto a esprimersi ma
niente di più.
Prevalse chi diceva che grazie agli interessi più bassi sui debiti dello stato e delle famiglie avremmo potuto sistemare i conti dello stato, investire di più nell’economia reale, i prezzi all’interno della comunità sarebbero calati,
tutti avremmo dovuto diventare più oculati e giudiziosi grazie ai
parametri di Maastricht, con la stessa moneta in tasca avremmo
risparmiato un sacco di costi tutti quanti, vacanzieri compresi, i quali
pareva non aspettassero altro e via dicendo.
Oggi sono passati 10 anni dalla sua introduzione ma dei supposti sopracitati benefici quasi nessuno si è realizzato
, specie in alcuni paesi, se non l’avere in tasca la stessa moneta che,
a parte la gioia dei vacanzieri in servizio permanente, è diventata
piuttosto fonte di guai cronici per tutti e da cui non si sa come
uscire.
Ad esempio non si sa come uscire dalla situazione di divaricazione della competitività dei vari paesi. Oggi ci troviamo con nazioni quale Grecia e Portogallo che avrebbero bisogno di avere una valuta che vale 30-40% in meno di quella della Germania. Altre come Italia, Spagna e Francia che hanno un divario di competitività del 15-20%,
sempre rispetto alla Germania. Con la stessa moneta in tasca non
è possibile arrivare in tempi ragionevoli a ripristinare una corretta
competitività interna nell’area UE, a meno di una riduzione draconiana
dei costi dello stato.
Il che vorrebbe dire taglio del costo dei
pubblici dipendenti di almeno il 30% in media, tra riduzioni di
personale e taglio di stipendi, tagli di prestazioni e soprattutto di
sprechi e ruberie, per abbassare quello del lavoro del settore
industriale-manifatturiero. Operazione
che, senza peccare di pessimismo, è impossibile che si possa attuare,
tantomeno nei tempi veloci richiesti, in nessun paese.
Qualche giornale comincia a riportare
opinioni che prefigurano la fine dell’EURO come inevitabile ma in
generale la resistenza è ancora grande a prendere in considerazione
questa evenienza. Il fatto è che a doverla prendere in considerazione
sono tutti coloro che l’hanno strenuamente voluta e che, bontà loro,
sono ancora convinti che è stata una buona cosa, oppure quelli che ne
traggono benefici personali. Insomma sembra che il detto MUOIA SANSONE
CON TUTTI I FILISTEI affascini tutti i nostri capi e che in ogni caso,
anche se inevitabile, più la si ritarda meglio è.
Da
che mondo è mondo i fallimenti tendono a essere occultati, specie se
devono prenderne atto coloro le cui decisioni ne sono stati la causa. E
allora avanti a perseverare negli stessi errori , a non guardare alla
realtà, a tentare cure che ammazzano il cavallo confidando che le azioni
dei tecnici e professori, se non altro, permetteranno ai politici di
presentarsi candidamente di nuovo al cospetto degli elettori a eventuale
disastro compiuto.
Ma forse una speranza c’è.
Il nostro Mario Draghi con l’operazione LTRO
ha iniziato a preparare il primo dei presupposti affinché una
disgregazione dell’Euro possa avvenire senza sconquassi per le banche
che, come è noto, non possono perdere neppure un centesimo dei loro
finanziamento agli stati.
L’utilizzo dei fondi rivenienti dall’operazione LTRO infatti ha fatto sì che banche straniere che hanno investito in Italia si sono potute liberare di una buona fetta di titoli di stato italiani.
Lo stesso è accaduto in Spagna e ciò è avvenuto su esortazione di
Draghi.
Quelle italiane ad esempio in questo modo hanno preso soldi
quasi a gratis e li hanno impiegati nei titoli italiani con spread che
mai si sarebbero sognati, di questi tempi.
Insomma grasso che cola per
le nostre banche.
Ancora qualche ulteriore operazione e andrà a finire che i debiti degli stati invece che verso le banche estere diventano verso la BCE.
In questo caso la possibilità di trovare una via per ritornare a valute
nazionali sarebbe praticabile senza gli sconquassi enormi che ci
sarebbero altrimenti, magari continuando a lasciare sopravvivere un EURO
che avrebbe un valore 1 (uno) ma tutte le altre valute, ora di nuovo
nazionali se è il caso, con un rapporto rispetto all’EURO correlato
alla forza della propria economia e soprattutto in grado di adattarsi
rispetto alle altre.
Se l’invenzione di Draghi sortirà alla fine questo
effetto, tanto di cappello.
Un’operazione magistrale per l’Italia.
Del governo Monti invece che dire. Se va
avanti con le politiche che propugna, disastro garantito per l’Italia ma
anche per l’Europa.
GAOLIN
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