Se a qualcuno fosse sfuggito o se qualcuno in questi giorni avesse visto solo i gossip-tiggì...ecco un'interessante studio di Confcommercio con annesse previsioni.
''Ventimila negozi chiusi per crisi''. Confcommercio lancia l'allarme
La previsione per il settore a fine 2009 è di 108mila posti lavoro in meno
"Nei primi nove mesi del 2009 più di 50mila esercizi al dettaglio hanno chiuso i battenti a causa della crisi. E a fine anno si prevede un saldo negativo tra aperture e chiusure di circa 20mila unità".La previsione per il settore a fine 2009 è di 108mila posti lavoro in meno
11 novembre
A lanciare l'allarme è la Confcommercio in una ricerca presentata dall’Ufficio Studi. Tra i motivi della crisi - spiega l'associazione dei commercianti - l’aumento dei costi a carico delle imprese e la debolezza di lungo periodo dei consumi delle famiglie. Si tratta di un fenomeno iniziato nel 2005, con un saldo negativo di circa 3.300 imprese, e poi letteralmente “esploso” negli anni seguenti (-11.456 nel 2006, -20.157 nel 2007, -22.343 nel 2008).
“Tra il 2000 ed il 2008, i consumi pro-capite sono cresciuti in media di appena lo 0,5% all'anno, mentre ormai le spese obbligate - affitti, luce, gas, acqua e quant'altro - assorbono quasi il 40% della spesa complessiva. Il tutto con una pressione fiscale complessiva inchiodata intorno al 43%” spiega il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli. “Non solo, tra il 2002 ed il 2008, gli esercizi alimentari specializzati si sono ridotti di 13 mila punti vendita, ma oggi le vendite dei prodotti alimentari soffrono anche nella grande distribuzione. La nostra proposta è, allora, semplice: sosteniamo i redditi delle famiglie e sosteniamo l'innovazione anche nei servizi, anche nella distribuzione commerciale. In entrambi i casi, si tratta, infatti, di due grandi 'volani' di crescita. Ne trarrebbero vantaggio le famiglie e le imprese dei servizi. Ma soprattutto – aggiunge Sangalli - ne trarrebbe vantaggio l'economia del Paese nel suo complesso”.
La previsione per il settore a fine 2009 è di 108mila posti lavoro in meno. Dallo studio emerge anche che nei nove mesi tra gennaio e settembre di quest’anno, il numero di ore di cassa integrazione concesse nel settore del commercio è cresciuto del 330% ed equivale all’ammontare concesso nell’ultimo triennio.
ed ancora in questo interessante articolo
.....Se a questo uniamo il dato sulla produzione industriale presentato martedì che vede il paese ai livelli del 1990, viene da chiedersi quanto siano ancora credibili le stime e i criteri di valutazione dell'Ocse che tanto hanno fatto gonfiare il petto al governo.
Lo scollamento totale tra finanza, mondo bancario ed economia reale ha ormai travalicato l'Atlantico e ci presenta il conto: le Borse corrono e le imprese chiudono, un mondo che difficilmente si può definire il migliore possibile.
Soprattutto perché dimostra di non aver fondamenta su cui basarsi.
Ma c'è di più. E peggio.
Con la crisi le imprese in Italia diventano più piccole e gli imprenditori più poveri, visto che se prima della crisi un'impresa italiana aveva in media circa 4 addetti, il dato scende oggi a 3,5. Un'impresa italiana su cinque ha ridotto il proprio personale e a perdere il posto di lavoro sono indistintamente uomini e donne.
È quanto emerge da una stima dell'Ufficio Studi della Camera di commercio di Monza e Brianza su dati Registro Imprese, Asia Istat, Camera di commercio di Milano.
In particolare, nel 2009, oltre il 40% degli imprenditori lombardi ha chiesto nuovi finanziamenti alle banche ma l'11,7% ha lamentato difficoltà nell'ottenere anticipazioni dagli istituti di credito.
E il 60% degli imprenditori lombardi, per portare al di là della crisi la propria azienda, ha messo mano al portafoglio, sottraendo nel 2009 dai propri risparmi personali quasi 1,5 miliardi di euro.
Questo significa che nel 2009 un piccolo imprenditore su due (artigiano e commerciante, ad esempio) ogni mese in media deve prelevare dai propri risparmi oltre 500 euro per mantenere la propria attività.
Questa, al di là delle vetuste valutazioni di industrialismo anni Sessanta dell'Ocse, è la situazione attuale della regione più ricca e florida d'Italia......
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