Videmus nunc per speculum in enigmate. Un diario di navigazione nei mari (perigliosi) dell'informazione economico-finanziaria. Oltre i luoghi comuni e gli errori, oltre la dissimulazione e la censura, oltre i BLUFF(s) e le tifoserie. E' un Blog ("passionalmente") razionale&pragmatico di "filosofia macro-socio-economica" (il trading c'entra solo "incidentalmente"...o forse no...)
lunedì 14 settembre 2009
Fuori dal coro
Qualcuno ancora resiste nell'analizzare in modo realistico la situazione, e si chiama fuori dal coro dell'ottimismo "strumentale" che rischia di renderci ciechi e di farci ricadere rapidamente in una Crisi peggiore di quella appena tamponata con qualche cerotto...evitando accuratamente ogni "cura" radicale...
(vedi in merito l'ottimo articolo di Ugo Bertone: La ripresa è cominciata. Ma la ricaduta è dietro l’angolo)
Joseph Stigliz, economista americano premio Nobel, dichiara su Blooomberg che "i problemi delle Banche USA oggi sono più grandi che nel pre-Lehman"....
Nel fastuono assordante di allocuzioni quali "il peggio è passato" "La ripresa è incominciata" "le banche fanno trimestrali con utili record" "Le banche sono ben capitalizzate" etc etc...un'affermazione del genere suona come stramba e guastafeste: Joseph rischia di essere rapidamente internato in un manicomio, sezione neuro-deliri...
Sentiamo cosa dice questo "pazzo vecchio Gufo"...
"Gli Stati Uniti hanno fallito nel risolvere i problemi insiti nel sistema bancario dopo il credit crunch ed il crack di Lehman".
"Negli USA ed in altri paesi le banche too-big-too-fail sono diventate ancora più big (NdR paradossalmente e pericolosamente) ed i loro problemi sono peggiori che nel 2007, prima della crisi".
In questa critica all'ulteriore gigantismo delle banche che crea un gravissimo moral-hazard ed una grave asimmetria tra le too-big-to-fail e le "altre", Stigliz si unisce al grande vecchio Paul Volckner (ex-capo della FED) ed a Stanley Fisher, governatore della Banca d'Israele e maestro putativo di Bernanke.
In merito a questo processo di gigantismo ecco un quadro molto illuminante tratto da "il Diario della Crisi Finanziaria":
...I primi venticinque mesi della tempesta perfetta hanno, peraltro, indotto un fortissimo processo di concentrazione nel settore creditizio a stelle e strisce, basti pensare che, come sottolineava un servizio dell’Associated Press diffuso nel fine settimana le tre banche statunitensi che si sono fatte carico di Bear Stearns, Merrill Lynch, Countrywide, Wachovia Bank e Washington Mutual sono giunte a concentrare su sé stesse 2.300 miliardi di dollari di depositi, ovvero il 30 per cento dei depositi bancari americani, mentre ne rappresentavano soltanto il 20 per cento tre anni fa, una situazione che rappresenta per le soccorritrici J.P. Morgan-Chase, Bank of America e Wells Fargo una valida polizza di assicurazione, in quanto sono davvero diventate too big to fail, una condizione nella quale già si trovano, per motivi diversi, Citigroup, e la potente ma ancor più preveggente Goldman Sachs...
Leggi anche nel mio Blog Antica Filosofia Bancaria, Il Conto per favore... e la parte finale di Come le mosche (e siamo a 69...)
Ma torniamo a Stigliz: "E' un'offesa che specialmente negli USA siano stati iniettati così tanti denari pubblici nelle banche. L'amminstrazione sembra troppo riluttante a fare quello che va fatto. Sì è vero: qualcosa è stato fatto. Ma rimane la domanda: è stato sufficiente?".
vedi in questo Blog:
La strategia del "Io speriamo che me la cavo..."
I Nobel-Ammutinati di Obama
E sullo stato dell'economia: "Stiamo andando incontro ad un lungo periodo di economia debole, di malessere economico. Gli USA cresceranno ma non abbastanza per trasmettere tale incremento a vantaggio della popolazione...Se i lavoratori non percepiscono entrate è molto difficile fare in modo che gli USA generino la domanda della quale le economie mondiali hanno bisogno".
"La FED sta affrontando un dilemma nel decidere se interrompere i programmi di stimolo perchè farlo potrebbe far schizzare verso l'alto i costi degli interessi da pagare sul debito pubblico. Il problema dunque è capire chi finanzierà il Governo USA"
Ed infine una conclusione "filosofica" o meglio molto "pragmatica" di Stigliz sul FT:
"Troppo spesso confondiamo i fini con i mezzi...il settore finanziario è un mezzo per raggiungere un'economia più produttiva, e non un settore fine a sé stesso..."
Pie illusioni...Arcaismi...
Ormai la situazione è molto più complessa e perversa: il Sistema Finanziario è diventato il "Cavallo di Troia" attraverso il quale politici, imprenditori, finanzieri, consumatori (ed anche casalinghe e disoccupati...) raggiungono con maggiore efficienza e rapidità i loro scopi...finchè la Bolla si riesce a gonfiare senza esplodere...
Da non perdere in merito il mio articolo di apertura di questo BLOG
Quei "maledetti finanzieri" non vivono su Marte...
AGGIORNAMENTO ORE 17
A completamento del punto di vista di Stigliz, ho trovato un'intervista su "la Stampa" che aggiunge alcuni spunti interessanti.
Sano REALISMO imparziale che non si fa condizionare nè dall'orgia delle Borse e di tutti gli assets del mondo che salgono contemporaneamente nè dagli ottimistici proclami giornalieri di governi e banche centrali (con la grancassa dei mass-media).
Semplicemente Stigliz guarda ai FATTI ed ai RISCHI ancora presenti in un'ottica che vada oltre all'arrivo di Babbo Natale....
«Servono nuove regole e in fretta, oggi a Wall Street la situazione è peggiore rispetto a un anno fa»..................«Sembra che non abbiamo imparato nulla».
Perché ritiene che la situazione sia peggiorata?
«Per il semplice motivo che in America abbiamo banche assai più grandi di quelle che c’erano un anno fa mentre non abbiamo varato le regole necessarie per garantire una maggiore protezione del denaro dei risparmiatori e degli investitori».
Partiamo dalle banche «troppo grandi per fallire».
«Sono il pericolo più evidente. L’idea di avere delle banche "troppo grandi per fallire" si è rivelata nella crisi dello scorso anno il vero tallone d’Achille del nostro sistema finanziario. Hanno avuto comportamenti ad alto rischio. Ma cosa è avvenuto dopo la caduta di Lehman Brothers? Anziché farle diminuire di numero e dimensione, sono aumentate. Ci troviamo adesso di fronte a quattro-cinque istituti finanziari giganteschi, le cui dimensioni tengono in ostaggio l’intero sistema finanziario. E continuano a crescere, sommando percentuali da capogiro della quantità di mutui erogati e carte di credito emesse»....................
..........Dunque ritiene che nuovi crolli siano possibili?
«Certo che lo sono. Non c’è alcun dubbio in proposito. Siamo in una situazione di maggiore pericolo rispetto all’autunno 2008 perché il crollo di una delle banche "troppo banche per fallire" innescherebbe un terremoto di dimensioni maggiori. Il rischio che corriamo è che per salvare questi istituti finanziari potremmo trovarci presto nella condizione di dover sacrificare la riforma della Sanità oppure i fondi della "Social Security", la previdenza sociale. Il governo federale ha già immesso sul mercato volumi molto alti di denaro. In situazioni di pericolo potrebbe essere obbligato ad attingere alle risorse necessarie per realizzare le riforme di cui parla il presidente Obama»...........
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