Videmus nunc per speculum in enigmate. Un diario di navigazione nei mari (perigliosi) dell'informazione economico-finanziaria. Oltre i luoghi comuni e gli errori, oltre la dissimulazione e la censura, oltre i BLUFF(s) e le tifoserie. E' un Blog ("passionalmente") razionale&pragmatico di "filosofia macro-socio-economica" (il trading c'entra solo "incidentalmente"...o forse no...)
martedì 12 maggio 2009
Le contraddizioni della Locomotiva Cinese
Come scrivevo una settimana fa in Ripresa made in China, ci sono delle incongruenze nei dati macro che provengono dalla 3° potenza economica del mondo, gestita da un governo totalitario post-comunista.
Nei green shoots (verdi germogli) che le borse considerano come segnali di una primavera prossima ed impetuosa tanto da spararsi un rally tanto fenomenale quanto sospetto, viene citata anche la Cina come elemento trainante della ripresa.
Infatti il PIL sarebbe già rimbalzato a +7-8%, l'indice di acquisti ISM manifatturiero sarebbe rimbalzato a 50 (il confine tra recessione ed espansione) ma misteriosamente i consumi di energia elettrica e di gasolio sarebbero scesi anche del 12% (secondo l'agenzia statale -3,6%)...
Se cresce il PIL, le fabbriche dovrebbero girare a pieno regime e quindi dovrebbero aumentare i consumi energetici, o no?
Inoltre andiamo a vedere i dati dell'Export cinese che sono fondamentali per la formazione del PIL della "Manifattura del mondo avanzato" con un mercato interno ancora ridotto e primitivo: in febbraio -25,7%, in marzo un miglioramento a -17,1% ed in aprile di nuovo giù a -22,6%, peggio delle previsioni (vedi l'articolo del WSJ).
Siamo a 6 mesi consecutivi di contrazione dell'export...altra strana incongruenza che dovrebbe far riflettere.
Aggiungiamo a questi ingredienti il fatto che in Cina moltissime cose si sono mosse nel primo trimestre 2009 grazie alla marea di credito messo in campo dalle banche locali su ordine del governo centrale.
Come scrivevo una settimana fa
...nei primi tre mesi del 2009 in Cina, su ordine del governo, le banche (che sono statali, ricordiamolo...), hanno erogato più credito che in tutto il 2008. ...4600 miliardi di yuan ovvero 800 miliardi di dollari! Annualizzato vorrebbe dire 3000 miliardi di dollari di credito nel 2009 contro un economia da circa 4000 miliardi! In Cina c'è stata in questi mesi un'alluvione di credito che ha drogato qualunque indicatore, e se l'alluvione non continuerà, è probabile una prossima e brusca frenata, altro che Cina trainante...
Ecco appunto...secondo il Financial Times è arrivato l'ordine di frenare il credito perchè si teme una pericolosa bolla e distorsioni del mercato: il rubinetto del credito da parte delle banche è stato ridotto in aprile di ben il 70% rispetto al flusso del mese precedente.
Infatti secondo analisti autorevoli, più di 1/3 degli 800 miliardi di dollari di crediti erogati nel primo trimestre 2009 sarebbero stati usati sia per speculazioni di borsa (non per nulla la borsa cinese dai minimi ha fatto +100%, più di tutte le altre) sia da varie aziende per raggiungere i target di produzione imposti dal governo (senza riuscire però a vendere le merci che sarebbero state imboscate nei magazzini).
Insomma già normalmente le campagne di stimolo del credito hanno esiti dubbi od insufficienti: figuratevi allora cosa succede quando una buona parte di questi stimoli vengono imboscati per altri fini...
Ecco perchè l'export ha continuato a calare, o perchè in Cina siamo al terzo mese consecutivo di deflazione alla faccia degli stimoli applicati ai consumi interni.
Ed ecco il probabile perchè della frenata da parte del governo centrale sull'erogazione del credito.
Questa Cina Locomotiva della Ripresa mondiale viaggia su binari molto contraddittori...
aggiornamento delle 14.32
capita a fagiolo...
ASIA, ROUBINI : IL MODELLO DI CRESCITA BASATO SULL' EXPORT SI E' ROTTO
Il modello di crescita asiatico basato sulle esportazioni si è «rotto», e i Paesi del continente dovranno ora rafforzare la domanda interna per superare la crisi finanziaria in atto.
A sostenerlo è Nouriel Roubini, docente di economia alla New York University, in un'intervista rilasciata a Bloomberg News.
«I governi asiatici non possono contare più solamente sulla domanda globale, e se vogliono cercare di riprendere la loro corsa nel medio termine devono puntare sui consumi in casa propria», ha spiegato l'economista.
Ad oggi, infatti, i Paesi emergenti del continente dipendono dall'export molto di più rispetto ai sistemi del resto del mondo, e il 60% circa delle vendite su estero sono effettuate negli Stati Uniti, in Europa e in Giappone.
È evidente, dunque, che finché le grandi economie mondiali rimarranno in crisi, chi esporta subirà forti contraccolpi. «L'Asia deve trovare un nuovo modello di crescita, ma per ora lo sta facendo troppo lentamente e questo influirà sui tempi di recupero», ha proseguito Roubini.
Un'analisi condivisa dal presidente dell'Asian Development Bank Haruhiko Kuroda, che ritiene i Paesi ricchi del Pianeta sempre meno in grado di assorbire la produzione asiatica. Un fattore che ha contribuito in modo determinante a far scivolare nella recessione Paesi come Corea del Sud, Singapore, Taiwan, Malesia e Tailandia.
Per questo, conclude Kuroda, è necessario «spendere di più per salute, istruzione e sicurezza sociale, al fine di incoraggiare i consumi interni e ridurre gli eccessi di risparmio».
non commento le ultime parole in grassetto...
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