martedì 3 marzo 2009

Si inizia a parlare di nazionalizzazione delle banche


Inizierò il mio diario di navigazione ex-abrupto ovvero entrando subito nel vivo.
Per adesso non farò introduzioni visto che questo Blog nasce come continuazione in altra sede di un lungo discorso (con largo seguito)
cominciato 7 mesi fa su Finanzaonline (il principale forum italiano di finanza). In seguito vedremo.

Nelle alte sfere ormai si inizia a parlare di Nazionalizzazione delle banche
per fortuna in pochi hanno sperimentato cosa vuol dire
Ce ne sono molte forme ed a diversi livelli "d'intensità"

Schematizzando
quando si nazionalizza completamente una banca, questa diventa di proprietà dello stato
in prima istanza si azzerano o si svalorizzano quasi del tutto le azioni (ordinarie e poi privilegio) della banca
in seconda istanza non si rimborsano i bond (junior e poi senior, parzialmente o totalmente)
si tende invece a proteggere e salvare i conti correnti

e come spesso capita le previsioni che anticipavo su Finanzaonline del C/C come ultimo baluardo trovano puntuale riscontro...

questo è solo uno spunto, essenziale però per parlare dei concetti di fallimento pilotato e di ri-fondazione delle banche (a breve su questo BLOG)


da MF del 17 febbraio 2009
tra le righe iniziamo a capire certi meccanismi di nazionalizzazione
e l'importante differenza tra
risparmio inconsapevole
(depositanti), e risparmio consapevole (tutto il resto)

...................
Poi, andrebbe attivato, nei diversi
ordinamenti, l’armamentario delle
disposizioni di vigilanza, con
tutte le conseguenze sullo stesso
piano della permanenza in vita
delle banche.
Emersi questi titoli,
si tratterà quindi di decidere quale
soluzione scegliere per staccare,
nei bilanci delle banche, la parte
cattiva da quella sana. Qui si ripropongono
le diverse soluzioni: bad
bank, intervento pubblico-privato,
sostegno alla «banca buona» con
apporti dello Stato.
Il Presidente
emerito Carlo Azeglio Ciampi ha
indicato dei principi che appaiono
di generale condivisione. La banca
che si trova in forti difficoltà
per una crisi di mala gestione non
può essere sottratta al fallimento.

In questo caso bisogna salvaguardare
i depositanti, ma non l’azienda,
cioè gli azionisti e i manager;

occorrerà poi discernere tra quello
che c’è di sano e quello che è stato
distrutto.
Dunque, non si salva la
banca cattiva, piuttosto se ne fa
una nuova con quello di buono che
ancora c’era. Sono principi che
potrebbero essere tenuti presenti,
pur con non poche, sostanziali
differenze, anche nell’attuazione
del piano Obama.
A ben vedere,
la posizione di Ciampi riecheggia
la linea costantemente seguita dalla
Banca d’Italia nell’apprestare
tutela al risparmio inconsapevole
(depositanti), ma non agli investitori
(risparmio consapevole).

Tuttavia, c’è qualcosa in più.
Con riferimento alla costituzione
di una nuova azienda di credito
con ciò che resta di buono, vien
fatto di ricordare le modalità del
salvataggio del Banco Ambrosiano
(operato quando Ciampi
era governatore della Banca
d’Italia) con la creazione di una
nuova banca contestualmente alla
liquidazione del vecchio Banco.

...............................
Tuttavia, se si
sceglie questa linea, si deve essere
consapevoli che gli investitori non
potranno essere tutelati. La sistemazione
dei titoli tossici comporta
perdite: andrà chiaramente esplicitato
quante, quali e a carico di
chi.